Tempo di saldi, questo. E di idee per portare più cliente nei negozi. La sua, non c’è dubbio, già allora era una vera e propria idea. Una bella idea. Girare per i cortili col triciclo e vendere. A domicilio. Vendere di tutto. Chincaglieria, la chiamavano. E idea tira idea. Occorreva farsi riconoscere. Serviva un marchio, uno slogan. Il suo era “Sei bicchieri cento lire”. Lo gridava appena dentro il cortile e la sua voce forte arrivava fino in fondo, dove finivano le case. Lo cantava, quasi. Con una cantilena tutta sua: “Sei bicchieri cento lire”. Le donne uscivano di casa, si avvicinavano e curiosavano tra la merce, i bambini circondavano il triciclo come gli indiani facevano con la diligenza, nel Far West. I sei bicchieri a cento lire ce li aveva sempre nel cassone del triciclo. Un cassone ampio, messo davanti, con la bici dietro, la barra per manubrio ed il fisso ai pedali. Insieme ai bicchieri aveva un mare di mercanzia: piatti, marmitte, posate, la grattugia, il colino, il pidrioeu (l’imbuto), lo spremi limone, vasi, barattoli e chissà che. Nessuno sapeva da dove veniva quell’uomo sempre elegante e puntuale. Nessuno ricordava il suo nome. Per tutti era il “sei bicchieri cento lire”. Di lei, invece, il nome lo conoscevano tutti. Lei stessa lo gridava, sempre appena varcato il portone del cortile: “Donn e vilan, gh’è chi la strascera. E’ rivà la Mascheruna”. Vendeva la cunegrina, la candeggina. La teneva in un’autentica damigiana sistemata dentro il carretto agganciato alla bicicletta. Con un gioco di cannette, tira di qua e tira di là, travasava il liquido dentro le bottiglie verdone che le donne le portavano. Prendeva in cambio gli stracci, che a quei tempi erano tanti. Chissà da dove venivano. Aveva anche soda e lisciva, che le nonne tenevano sulla mensola di pietra sopra il lavandino, vicino alla paglietta e alla scheja da saun, la scheggia di sapone. Tempi duri. E quando s’è imparato a gestire l’economia, puff , è finito tutto, l’economia s’è messa a gestire noi. E’ successo come all’asnin del Martinett: quando ha imparato a non mangiare più, santo cielo, “l’è mort”.