La Basilica Antica
A partire dalla tarda antichità, il territorio dell’archidiocesi milanese fu organizzato in una serie di comprensori denominati pievi. A capo di ciascuna circoscrizione era posta una chiesa presso cui risiedeva il clero destinato all’amministrazione dei sacramenti nel territorio plebano.
L’area che si estendeva da Seregno a Cinisello e da Biassono fino a Varedo faceva capo alla Chiesa di Desio. Come attestato dalle fonti più antiche, la primitiva chiesa di Desio, intitolata ai Santi Siro e Materno, fu fatta edificare verso la metà del VII secolo dall’arcivescovo di Milano San Giovanni il Buono per sancire molto probabilmente il passaggio della popolazione longobarda dallo scisma dei Tre Capitoli al cattolicesimo. Nel corso del tempo l’edificio originario dovette necessariamente subire riparazioni e modifiche.
La chiesa che conosciamo dai primi documenti grafici risalenti al XVI secolo sorgeva sull’area oggi occupata dal tratto iniziale della via Pio XI, compresa a nord tra la torre campanaria ed il giardino prepositurale e, verso sud, dalla piazza Santa Maria. L’edificio, orientato sull’asse est-ovest con l’abside verso il sole nascente, era articolato su tre navate, ciascuna delle quali scandita da quattro colonne. Le navate laterali terminavano con due altari che nel XIII secolo risultano dedicati a san Giovanni Apostolo ed a san Vittore. La navata settentrionale era più corta dell’altra perché il tratto terminale era occupato dalla sagrestia, ove, oltre agli armadi, era collocato un altare dedicato alla Vergine. La zona absidale, rialzata di poco dal resto dell’edificio, ospitava l’altare maggiore; dietro di esso era sistemato il coro ed il catino absidale era affrescato con figure di santi. Esternamente era collocati la torre campanaria originaria, un edificio quadrato, utilizzato solo a partire dal Cinquecento come battistero, la canonica e l’area cimiteriale che si snodava tutt’intorno alla basilica.
L’edificio, descritto dettagliatamente negli atti delle visite pastorali cinque-seicentesche, continuò a funzionare fino al terzo decennio del XVIII secolo, quando, resosi inutile per la costruzione della nuova basilica, fu malauguratamente demolito. Tutti i materiali furono reimpiegati nel cantiere della nuova chiesa e dunque non ci è giunta la minima traccia dell’edificio più antico.
La Seconda Basilica
I lavori per la nuova basilica iniziarono materialmente nel 1652. Il progettista dell’edificio l’ing. Camillo Ciniselli riutilizzò forse un primitivo disegno realizzato dal grande architetto Pellegrino Tibaldi su richiesta di San Carlo Borromeo.
I lavori, data anche la difficile situazione economica, proseguirono con tempi lunghissimi e soste prolungate. Solo nel 1726 i lavori ripresero con continuità sotto la guida dell’ing. Giuseppe Merlo e si provvide alla copertura dell’edificio ed alla realizzazione della grande volta che ancora oggi copre la navata.
La nuova basilica fu aperta al culto il 31 ottobre 1736. La consacrazione ebbe luogo solo dopo la realizzazione della parte decorativa; la cerimonia solenne, presieduta dall’arcivescovo Pozzobonelli ebbe luogo il 26 agosto 1744. Nella stessa giornata fu consacrato l’oratorio di Santa Maria, destinato a sede della confraternita del Santissimo Sacramento.
Tra il 1764 ed il 1785 furono curate la sistemazione del sagrato e la costruzione della facciata, opera dell’architetto Giulio Galiori. Negli stessi anni furono realizzate le tre grandi tombe poste ai piedi dell’altare maggiore, destinate ad ospitare rispettivamente i canonici, i membri della confraternita del Santissimo Sacramento e quelli della fabbriceria.
La Terza Basilica
In seguito alla sensibile crescita demografica, alla fine dell’Ottocento la vecchia basilica risultava insufficiente per le necessità spirituali di un’accresciuta popolazione. Il prevosto Cesare Mossolini, coadiuvato da don Enrico Pirotta e dagli industriali Egidio e Pio Gavazzi, si fece promotore dell’iniziativa di allargare l’antico edificio.
Prese corpo un serrato dibattito sul progetto di ampliamento nel quale le esigenze architettoniche e logistiche si scontrarono con una serie di problematiche legate all’evoluzione socioeconomica del borgo, al quadro politico dell’epoca ed alle mai sopite ambizioni campanilistiche. Tra le varie soluzioni prospettate dal progettista desiano Domenico Laveni, fu infine scelta quella che prevedeva l’abbattimento dell’abside e l’allargamento in direzione est con la creazione di un grande transetto. Anche su suggerimento del Prevosto, il progetto iniziale subì alcune modifiche che permisero di evitare la progettata demolizione del campanile.
La prima pietra del nuovo edificio fu posta 19 aprile 1891. Anche grazie al generoso contributo della cittadinanza con offerte e giornate lavorative, i lavori proseguirono celermente sotto la direzione dell’arch. Paolo Cesa Bianchi e dell’ing. Giuseppe Buttafava. Il progetto originario prevedeva all’incrocio della navata col transetto l’erezione di un tiburio sul modello di quello presente nella chiesa di San Fedele a Milano. La soluzione lasciava insoddisfatte tutte le ambizioni cittadine, cosicché nell’infuriare delle polemiche la famiglia Gavazzi assunse in proprio il compito di proseguire il cantiere con l’innalzamento della grande cupola che ammiriamo ancora oggi.
I capimastri esecutori dell’opera. Clapis e Bernasconi, portarono a compimento il cantiere nel giro di soli tre anni, infatti il 4 ottobre 1894 il Parroco benedisse solennemente l’edificio e, concluse le opere secondarie, il 26 agosto 1895 la basilica fu consacrata dal card. Ferrari.
Nel nostro secolo l’edificio sacro è stato oggetto di numerosi interventi decorativi, culminati negli anni 1928-1929 nella decorazione pittorica eseguita quasi interamente dal prof. Giuseppe Riva di Bergamo. Tutti gli interventi plastici e pittorici furono realizzati nel pieno rispetto dell’impianto tardo manierista che si era voluto dare all’interno dell’edificio.
Negli anni Trenta del secolo scorso, dopo l’elevazione al soglio pontificio del concittadino Achille Ratti col nome di Pio XI, giunse per la Basilica l’elevazione al rango di Basilica Romana Minore. Per solennizzare l’avvenimento fu realizzata la facciata marmorea, dono dell’avv. Mario Longoni, progettata dall’architetto Ottaviano Cabiati.
Le riforme seguite al Concilio influirono anche sull’impianto architettonico con l’eliminazione degli apparati liturgici tradizionali che erano stati abbandonati. In occasione della visita di papa Giovanni Paolo II nel 1983 fu data una sistemazione definitiva al nuovo altare ed alla ricostruita balaustra posta all’ingresso del presbiterio. Consistenti interventi furono effettuati alla fine del millennio con le opere eseguite per commemorare il centenario dell’ampliamento della Basilica.