Ecco qui la festa della Beata Vergine Immacolata. Già don Alessandro Luoni, ottant’anni fa, dava il massimo risalto alla festività che ricorda la protettrice dell’oratorio dei maschi, a quel tempo l’unico in città. I ragazzi che frequentavano l’oratorio erano davvero tanti.  La chiesa era sempre piena. Il prete suonava la campanella fuori il portoncino d’ingresso, tirando la catenella che solo in pochi sapevano ben maneggiare e tutti correvano lì, lasciando il pallone, le giostre, le carte. Qualcuno cercava di scappare, ma in quegli anni la fuga non era facile. A volte, prima di scendere in cortile, don Alessandro toglieva dal cassetto del tavolo che aveva su, in casa, una parrucca ben strana. Capelli lunghi, sapientemente confezionati. Metteva allegria. Un numero impossibile di ragazzi subito si accalcava vicino a lui. Sapevano che li aspettava un momento gioioso prima della benedizione. Qualche collaboratore del prete trovava modo di lamentarsi. Alessandro, per esempio, fiero di portare lo stesso nome del sacerdote. Quel 8 dicembre cercava con ansia la chiave di una delle aule dove poi si sarebbe svolta la dottrinetta. Ma don Luoni non poteva dargli retta, circondato com’era da centinaia di ragazzi in festa, avvolto dalle loro voci, al centro dei loro pensieri. <<Mi gh’ho bisogn la ciaf e lu, guarda se l’è dree a fàa>>. In quelle parole erano celate la stima e l’affetto che provava per il suo assistente. Affetto che anche don Alessandro nutriva per ciascuno dei suoi ragazzi, che conosceva uno ad uno. Come un padre, li faceva parte dei suoi successi e anche degli insuccessi. Finito il momento di gioco,  don Alessandro mise in pratica la tecnica da lui escogitata per incolonnare tutti in fretta: metteva dei cartelli su ogni colonna del porticato, dalla terza elementare agli adolescenti e i ragazzi si posizionavano al posto corretto prima di entrare in chiesa accompagnati dai catechisti. Quell’anno il cielo era scuro e l’aria rigida. Non promettevano niente di buono.  Ma ai ragazzi interessava ben poco della meteorologia, non consultavano l’oroscopo del ‘Barbapedana’ che allora andava per la maggiore. Non c’erano cellulari con le previsioni del tempo e anche se ci fossero stati, dopo lo show di don Alessandro con la parrucca in testa, il meteo era l’ultimo dei loro pensieri.  Mentre erano in chiesa iniziò a nevicare. Don Alessandro, preso dal suo amore per la Madonna, trascinato dal suo fervore, si imbarcò in un sermone che raggiunse accenti di autentico lirismo. Riprese il mottetto del Perosi a lode dell’Immacolata ‘Neve non tocca la tua veste appare’, parlò del candore dell’anima della Madonna, del nitore della sua veste spirituale <<proprio – gli sfuggì  detto – come la neve che in questo momento sta scendendo abbondante>>. Non l’avesse mai detto. Tutti i ragazzi esplosero in un unico grido: <<Al fioca…al fioca>>. La frittata era fatta. Don Alessandro tentò invano di imporre il silenzio, di ricordare che <<siamo in chiesa>>, di chiedere aiuto ai catechisti. Niente, dovette arrendersi. La predica finì lì.

 

Nella foto si vedono celebrare in oratorio, sotto lo sguardo dell'Immacolata, nell'ordine: don Alessandro Luoni, don Luigi Bandera, monsignor Luigi Castelli, don Renato Coccè (un po' nascosto dal chierichetto) e don Renzo Mantica.

Nella foto si vedono celebrare in oratorio, sotto lo sguardo dell’Immacolata, nell’ordine: don Alessandro Luoni, don Luigi Bandera, monsignor Luigi Castelli, don Renato Coccè (un po’ nascosto dal chierichetto) e don Renzo Mantica.