Il Concilio Vaticano II non era ancora stato convocato o forse lo era già, ma la sua conclusione e i suoi effetti erano lontani. In basilica, come in tutte le chiese, l’altare stava laggiù in fondo, sotto il tabernacolo, ed era sormontato da un telo immenso, un mantello che cambiava di colore col periodo liturgico. A quel bimbo ricordava il velo del tempio, quello che – come gli raccontavano i nonni – si squarciò il Venerdì Santo, tra i tuoni e i lampi, con Gesù sulla croce. Il prete voltava le spalle ai fedeli e parlava in latino. Tutta la messa era in latino. Lo Spirito Santo invece parlava anche in italiano. Non solo il giorno di Pentecoste. Tutte le domeniche. Dialogava in latino col prete e spiegava e pregava in italiano coi fedeli. Il bambino seduto in basilica accanto al papà ne era convinto:  quella voce che si sentiva in tutta la chiesa, forte e chiara, senza inflessioni dialettali, era dello Spirito Santo. Si diffondeva in modo omogeneo. Ovunque il papà lo facesse sedere, davanti, dietro, dalla parte di San Giuseppe o della Madonna, la voce non si allontanava e non si avvicinava. Lui vedeva il prete, i chierichetti, ma chi parlava, no, non lo vedeva proprio. Tirava il collo per allungare gli occhi oltre la panca, si alzava in piedi quando gli altri stavano seduti, sbirciava. Niente. Nessuno. Doveva per forza essere la voce dello Spirito, quella. C’erano altre spiegazioni?  Una domenica chiese al papà: <<Ma lo Spirito Santo che sta parlando, dov’è?>>. Un sorriso. <<Vieni, andiamo a cercarlo>>. Un giro largo per la Basilica, la mano nella mano del papà, fino ai gradini e alla porta della sacristia oltre la quale c’era un mondo inimmaginabile: profumo d’incenso, mobili alti e lucidi, quadri immensi, paramenti appesi, confessionali, candele, libri, fogli, fermento. Appena oltre l’accesso all’altare, sull’inginocchiatoio drappeggiato di rosso, celato allo sguardo dei fedeli in chiesa, stava un signore elegante e robusto. Con un microfono davanti. Aveva la voce del tutto simile a quella dello Spirito Santo. Si chiamava Giancarlo, era amico di papà. Tutte le domeniche faceva servizio in Basilica. Quella volta si tenne il piccolo accanto. Fino alla fine della messa. Poi gli spiegò che lui prestava solamente la voce allo Spirito Santo, il quale era ovunque, in chiesa e anche fuori. Lo assicurò che lo Spirito accompagnava tutti sempre e per ciascuno aveva doni speciali. Bastava chiederglieli con una preghiera. In latino, in italiano o anche semplicemente in dialetto brianzolo.

Il tabernacolo dell'Olio Santo

Il tabernacolo dell’Olio Santo

 

L'inginocchiatoio di Giancarlo

L’inginocchiatoio di Giancarlo