La parabola del buon samaritano mi ha subito ricordato – cioè fatto emergere
dalla memoria del cuore – un pensiero formidabile e indimenticabile di papa
Paolo VI. Martedì 7 dicembre 1965: Noi concludiamo quest’oggi il Concilio
Ecumenico Vaticano II. La religione del Dio che si è fatto uomo si è
incontrata con la religione (perchè tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che
cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta un anatema? Poteva essere, ma non è
avvenuto. L’antica storia del samaritano è stata il paradigma della
spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. Anche
noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo. Cultori, gente che
coltiva, che vuol far crescere la gioia di vivere in tutti, cioè in
ciascuno. Lasciamoci allora illuminare, istruire, scolpire dalla parabola
del buon samaritano. E in particolare da quell’avverbio: invece. “Invece un
samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe
compassione”. Con quell’avverbio comincia uno stile nuovo di vita: si entra
in un mondo nuovo, il mondo di Dio. San Luca ci regala i dieci verbi
dell’uomo nuovo, il decalogo dell’amore. “Invece un samaritano che era in
viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece
vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua
cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno
seguente tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: abbi
cura di lui; ciò che spenderai in più te lo pagherò al mio ritorno”.
Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle
mani dei briganti? Quello rispose: chi ha avuto compassione di lui. Gesù gli
disse: va e anche tu fa così. La risposta di Gesù è geniale, rovescia la
domanda del dottore della legge “e chi è il mio prossimo?” Non devi
chiederti chi sia il tuo prossimo. Devi diventare tu prossimo. Va e anche tu
fa così. Se poi non fosse abbastanza chiaro, l’apostolo Paolo ce lo
ribadisce senza mezzi termini nell’epistola: “Qualsiasi comandamento si
ricapitola in questa parola: amerai il tuo prossimo come te stesso.
Diventare prossimo è il cammino della vita cristiana e deve essere il sogno
(paradiso) e tormento (inferno) di ogni cristiano. Ogni eucarestia, con quel
“fate questo in memoria di me”, ci ricorda che ogni messa celebra una
battaglia nel cuore, una scelta tra i passi egoistici senza pietà del
sacerdote levita e i passi di pietà del buon samaritano. Una vera battaglia.
Guardiamoci. Cosa abita un cuore? E’ un mistero. Quante stragi… in
famiglia, quasi un ritornello: è una famiglia normale, il giovane che uccide
era normale, riservato. Solo che tutto era nascosto nel cuore.
Cosa abita un cuore? Dentro di noi c’è una lotta tra vizi e virtù, c’è
l’invidia che nasce dalla suberbia. Se l’invidia fosse un lavoro, in Italia
non ci sarebbero disoccupati. Che fare? Come si fa a farsi prossimo, ad
amare come Gesù ha amato? Occorre aprirsi a Dio. Questa è la buona notizia:
Dio ci cambia il cuore e ci da un cuore nuovo. Occorre pregare, pregare,
pregare. Pregare è ricevere, accogliere lo Spirito Santo, la vita divina, il
respiro di Dio che ci fa capaci di vincere le battaglie del cuore ed amare
come lui ha amato. Una presenza, la vita di Dio in noi, che ci fa capaci di
guardare l’altro, rapportarsi all’altro col cuore di Gesù, con gli occhi di
Gesù. Le radici degli occhi sono nel cuore. Ma occorre un cammino, lasciarsi
istruire dal Vangelo e lasciarsi scolpire il cuore dallo spezzare del pane.
Questo è il significato profondo del Giubileo 2025: tutto può cambiare.
Speranza, speranza, speranza. Futuro, forza, fantasia.
Qui a Desio ho incontrato tanti cristiani capaci di fermarsi come il buon
samaritano, tanti giovani meravigliosi capaci di fermarsi come il buon
samaritano. Mi hanno regalato esperienze splendide, indimenticabili. Insieme
abbiamo condiviso con passione e convinzione la struttura della comunità
giovanile mai vista come trappola o prigione d’oro, ma sempre come rampa di
lancio di una vita più bella per noi e per tutti. Sono stato un prete felice
qui a Desio e ho imparato tanto da voi, anche a farmi prossimo. Grazie.