LA CRONACA DELLA GIORNATA
Sabato 8 giugno in Duomo l’Arcivescovo Mario Delpini ha ordinato sacerdote il giovane desiano Edoardo Mauri, 26 anni. Con lui, sedici diaconi diocesani suoi compagni di preparazione e tre altri religiosi. Don Edoardo ha maturatola sua vocazione attraverso l’impegno nella sua parrocchia di origine, S.Pio X ed è entrato in seminario nell’estate del 2018. Sabato nel Duomo di Milano con l’Arcivescovo hanno concelebrato 7 Vescovi – tra i quali monsignor Luca Raimondi già responsabile della pastrale giovanile cittadina dal 2000 al 2008 –, gli ausiliari – con monsignor Gianni Cesena, parroco a Desio dal 2016 al 2023 –  i parroci e i sacerdoti che hanno visto maturare e crescere la vocazione dei sacerdoti novelli.

Presenti monsignor Mauro Barlassina, attuale parroco della comunità pastorale cittadina, don Paolo Ferrario, vicario a S,Pio X – la parrocchia di provenienza di don Edoardo Mauri – , don Pietro Cibra e don Adelio Molteni, già vicario a S.Pio X. La lunga e suggestiva cerimonia è stata accompagnata dalle corali di tutte le parrocchie di provenienza dei neo sacerdoti, diretta da don Riccardo Miolo, pure lui amico di Desio per avervi trascorso un anno da seminarista.

Il rito è entrato nella parte centrale subito dopo l’omelia di monsignor Delpini
(riportata integralmente a parte): i giovani diaconi sono stati chiamati uno
ad uno dall’Arcivescovo per la conferma degli impegni e si sono poi sdraiati
ai piedi dell’altare mentre venivano cantate le litanie dei Santi.

 

I Vescovi hanno imposto sul loro capo le mani, li hanno unti col Sacro Crisma e hanno
ricevuto ed indossato gli abiti sacerdotali, il pane ed il vino. Concluso il rito vero e proprio di ordinazione, prima del proseguo della messa solenne, i novelli sacerdoti hanno  raggiunto i familiari, seduti vicino a loro, per lo scambio della pace e per l’abbraccio commosso. Al termine della celebrazione un grande applauso ha sottolineato con gioia il loro cammino processionale verso la sacristia del Duomo, la festa è proseguita
all’esterno con gli amici delle comunità di appartenenza, con l’atteso lancio verso l’alto dei giovani in veste nera. “Siete miei amici” è il brano del versetto del Vangelo di Giovanni scelto dai novelli sacerdoti. La certezza della vicinanza di Gesù sia la loro forza lungo il cammino che li attende. Trovino sempre il sostegno della preghiera delle loro comunità e
della Chiesa intera. Don Edoardo Mauri ha celebrato la prima messa domenica
mattina alle 10,30 nella chiesa parrocchiale di San Pio X. ‘Lo so che mi vuoi bene’ la frase di Pietro che ha fatto sua e proposto sulle immagini ricordo. In serata, in luogo della processione sospesa per le avverse condizioni atmosferiche, i fedeli desiani si sono ritrovati in basilica con don Edoardo e tutti gli altri sacerdoti presenti in città per un momento di
meditazione davanti a Gesù Eucarestia, per la preghiera e la benedizione, confermando la gioia della città intera per il dono, dopo molti anni, di un sacerdote nato e cresciuto qui ed ora pronto a testimoniare altrove la sua fede ed il suo amore per Cristo e per i fratelli.

L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO
La notte di Samuele.
In quale notte si è perso il giorno? in quale tenebra si è smarrita la luce?
In quale notte scorre il tuo tempo? Forse nella notte di Samuele. Samuele fino ad allora non aveva conosciuto il Signore, né si era ancora rivelata la parola del Signore. La notte di Samuele è la notte di un lungo sonno, talora sereno abitato da sogni incantati, talora agitato da incubi spaventosi. È la
notte di chi vive i suoi tempi, occupato in mille cose, trascinato dalle emozioni o assestato nella noia, angosciato o spensierato, con l’infantile incoscienza che la vita non è una storia che mi riguarda. La notte del lungo sonno è visitata dal Signore che chiama: “Samuele!”. Interrompe il lungo sonno con una voce misteriosa, indecifrata, inaspettata. Il Signore chiama Samuele e la notte in cui si è smarrito il giorno, la notte del lungo sonno, diventa la notte che aspetta il giorno perché la vita chiede una parola, la libertà fiorisce nella decisione: parla, perché il tuo servo ti ascolta.
Forse stai vivendo la notte di Samuele. La notte in cui il Signore ti sveglia e ti chiama.

I nostri fratelli che sono ordinati preti in questa celebrazione sono quelli della notte di Samuele, quando la notte che spegne il giorno si è tramutata nell’attesa del giorno della missione.
La notte del tradimento.
In quale notte si è spento il giorno? in quale solitudine è stata abbandonata l’amicizia? Forse la notte in cui il Signore Gesù veniva tradito, consegnato per essere giudicato, condannato per essere crocifisso. È la notte di Giuda, è la notte di Pietro, è la notte in cui tutti l’hanno abbandonato e sono fuggiti.

La notte del tradimento è forse resa oscura dalla delusione perché la missione di Gesù non corrisponde alle fantasiose aspettative, forse è resa oscura dal risentimento perché la libertà di Gesù contesta una religione che rende schiavi, è resa oscura dalla prepotenza di un potere che si ritiene indiscutibile. Proprio nella notte del tradimento, quella in cui Gesù è vittima di chi lo consegna, Gesù compie e offre il segno della libertà che si consegna: “Questo è il mio corpo, che è per voi … questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue. Prendete e mangiate, prendete e bevete, io mi consegno a voi, e così fate anche voi, in memoria di me”. La notte del tradimento diventa così la notte che attende il giorno del
compimento, dello svelamento della verità di Dio nel Figlio che ama fino alla fine e comanda di amare come lui ha amato. Forse stai vivendo la notte del consegnarsi, quella in cui il consegnarsi di Gesù nei segni del pane e del vino ti convince che la vita merita di essere vissuta perché merita di essere donata. I nostri fratelli che oggi vengono consacrati per presiedere la celebrazione della Messa sono quelli della notte del tradimento e desiderano fare memoria di Gesù abitando il desiderio del giorno di servire e di donarsi per sempre per amare secondo il comandamento di Gesù.
La notte dei malintesi e delle confidenze.
In quale notte si è spento il giorno? In quale conversazione i discepoli si sono rivelati ancora impreparati, ancora ottusi, ancora, dopo tanto tempo,
lontani dal comprendere le parole di Gesù?
Forse è la notte dei discepoli, quell’ultima notte, quella in cui Gesù ha lavato i piedi dei discepoli e li ha trovati più inclini alla perplessità che alla riconoscenza, smarriti nei loro dubbi piuttosto che abitati dallo stupore. Proprio in quella notte Gesù ha indicato la via per entrare nel mistero di tutto ciò che ha udito dal Padre suo e li ha chiamati amici. Così
la notte dei malintesi è diventata la notte delle confidenze, la notte delle rivelazioni ultime. Così i discepoli hanno accolto Gesù non solo come il maestro della verità, ma la verità stessa, non solo come il modello del vivere, ma come la vita stessa. I discepoli sono
quindi condotti a quel “rimanere” che rende amici e a quell’amicizia che rende possibile partecipare alla vita del Padre ed essere memoria di Gesù per potenza di Spirito Santo. Forse stai vivendo la notte delle perplessità e dei malintesi e Gesù ti chiama a entrare nella sua amicizia perché si annunci il giorno della verità tutta intera, della comunione di cui vivere, del molto frutto della condivisione della fede. I fratelli che sono oggi ordinati presbiteri sono uomini che hanno vissuto con commozione e riconoscenza la notte delle confidenze e ora si offrono alla Chiesa perché l frutto si moltiplichi e il frutto rimanga.

GLI ULTIMI PRETI DESIANI
Con l’aiuto di Enrico Fumagalli, storico sacrestano della basilica, abbiamo cercato di ricostruire le ultime ordinazioni sacerdotali che hanno visto protagonisti chierici desiani di nascita o di crescita. L’ultima ordinazione in termini di tempo è quella di don Romeo Giuseppe Bruno, avvenuta a Ferrara il 10 ottobre 2015. Prima di lui don Davide Polini è stato ordinato sacerdote direttamente nella nostra bailica il 24 settembre 2002. Un altro
don Davide, Radaelli, è stato ordinato ad Albenga il 12 giugno 1999 e quattro anni prima, il 19 gennaio 1995, ad Albano Laziale, è stato ordinato don Giorgio Savarino.