Le 28 mila scandole che rivestono la cupola

Un intervento straordinario

La cupola della Basilica dei SS. Siro e Materno a Desio è ricoperta da scandole in ardesia: nel 2021 si è resa necessaria la loro sostituzione, essendo ammalorate dal tempo e dagli agenti atmosferici.

Un’emergenza affrontata con decisione

Il 22 maggio 2021 è stato inaugurato il cantiere, con il posizionamento della gru che è stata elevata fino agli oltre 60 metri di altezza della cupola. Alla base della gru sono state poste zavorre per 80 tonnellate, ovvero 18 blocchi di cemento di un peso di 3.500 kg ciascuno. L’intervento di sostituzione delle scandole è gestito da un’impresa bergamasca: su prescrizione della Soprintendenza le nuove scandole provengono da una cava della Val Fontanabuona, in provincia di Genova.

Gianluca Gatto è l’architetto che sta seguendo la progettazione e la direzione lavori: “Ho inizialmente cercato di raccogliere documentazione, volendo innanzitutto capire che tipo di intervento fosse stato fatto nel 1976 – dichiara -. In quell’occasione è stata cambiata una parte della sottostruttura lignea per quasi 40 mc, oltre a tutte le parti esterne in ardesia, che è arrivata dalla Liguria. Questo lavoro di studio è stato prezioso e mi ha permesso di comprendere spessori, dimensionamento e trattamento delle scandole, il tipo di chiodi in acciaio inox utilizzati e via discorrendo. Ci stiamo ora adoperando, attraverso tutta una serie di rilievi e di studi, di realizzare un’opera che possa durare nel tempo. L’ardesia arriverà dalla valle di Fontanabuona, vicino a Genova”.

L’azienda incaricata per i lavori è Caliber srl, con sede in Val Seriana, nella bergamasca. Il titolare Elia Ranza si è detto “orgoglioso” di poter effettuare questo lavoro: “Ci teniamo tantissimo, lavoriamo da sempre con passione. Lo faremo anche questa volta, in un’opera così importante per la città di Desio” – conclude.

Un intervento che richiede il sostegno di tutti i desiani

“La parrocchia si rivolge a tutti i cittadini desiani e non solo – dice Mons. Gianni Cesena -. Facciamo un appello alle donne e agli uomini di buona volontà perché questo intervento possa essere portato a termine con successo e la città stessa possa ritrovarsi attorno alla sua basilica con un’identità più forte”.

L’obiettivo è quello di sostituire le 28 mila scandole che ricoprono la cupola, costruita nel 1895: “Questo intervento – continua il parroco – ha una molteplicità di significati. Il più immediato è quello della tutela di un bene artistico che è importante per tutta la città. Ma questo monumento è anche una chiesa, dove ogni giorno si celebrano importanti funzioni che riguardano la vita delle singole persone. E’ la casa di una comunità cristiana che si inserisce nella storia della città, per i servizi che intende continuare a svolgere nel campo religioso, ma anche in quello educativo e sociale, con l’attenzione ai poveri e alle situazioni di bisogno. Non dimentichiamo poi il carattere spirituale di questo luogo, che vogliamo tutelare: ogni chiesa è un richiamo all’interiorità dell’uomo. L’ho definita un’oasi di pace, di riflessione e di preghiera. In questo caso non si rinnova solo un rivestimento: si deve rinnovare anche il cuore interiore della città, la sua identità, il suo sguardo sul futuro”.

Come era

Il restauro

Secondo Massimo Brioschi, uno dei maggiori esperti delle vicende storiche desiane, quando “si arriva sotto la cupola si viene catapultati nel tempo alla fine dell’Ottocento, in un mondo di valori completamente diverso da quello attuale”. “La cupola non è solo il tetto di un edificio sacro – dice Brioschi -, è una creazione anomala, tanto è vero che quando sono stati avviati i lavori non era prevista. E’ nata durante l’esecuzione dei vari progetti. In quest’opera c’è di tutto: l’orgoglio campanilistico, le tensioni sociali, le ambizioni di avere una cosa fuori dall’ordinario, i tentativi di coordinare tutta la realtà cittadina intorno ad un unico progetto. Alla fine dell’Ottocento Desio stava uscendo dal ‘suo’ Medioevo: cessava di essere una realtà contadina e cominciava ad entrare in contatto con una realtà sociale, economica, produttiva complessa, che la proiettava in ambiti sempre più grandiosi”. Brioschi racconta un episodio che spiega “il tentativo di convogliare tutte le tensioni dell’epoca in un progetto che doveva catalizzare tutte le forze cittadine. Quando iniziarono i lavori c’era il problema di posizionare e movimentare i materiali in arrivo via ferrovia. Non c’era lo spazio fisico per muoversi. Venne ideato un progetto di una complessità incredibile. Venne demolita l’abside della vecchia basilica. I cittadini desiani, gratuitamente, con la loro carriola, si presentarono tutti i sabati e le domeniche: caricavano la carriola di macerie, la portavano alla stazione, creando la rampa che sale alla stazione, fatta praticamente di cocci della vecchia basilica. Nel frattempo la fabbriceria comprò un terreno di fianco alla stazione da cui cavare sabbia. In questo modo i desiani, dopo aver portato i cocci alla stazione, tornavano in centro con la carriola piena di sabbia, utile per la costruzione della nuova basilica. Questo sistema è andato avanti per quattro anni. E’ un lavoro colossale, in gran parte collettivo. Qui non c’è di mezzo il tetto di un edificio di culto, c’è di mezzo l’identità desiana. Lasciarla andare vuol dire mandare in pezzi il nostro essere desiani”.